(Reuters Health) – Due nuovi farmaci che aiutano il sistema immunitario nella lotta contro alcune forme aggressive di cancro sono efficaci nell’allungare la vita dei malati di tumore. È quanto emerga da alcuni trials clinici, i cui risultati saranno presentati nell’ambito dell’incontro dell’American Society of Clinical Oncology che si terrà a Chicago nel mese di giugno.
In particolare, Keytruda, dell’americana Merck (MSD), avrebbe allungato la sopravvivenza di almeno tre anni di molti pazienti affetti da melanoma in stato avanzato. Mentre Opdivo, di Bristol-Myers Squibb (BMS), avrebbe allungato fino a due anni la vita di un significativo numero di malati di cancro al polmone, sempre in fase avanzata.
Entrambi questi farmaci sono tra i più promettenti nel campo dell’immuno-oncologia. Sia Keytruda che Opdivo agiscono bloccando la proteina PD-1, che le cellule tumorali utilizzano per eludere il sistema immunitario.
I risultati di Kerytuda
In uno studio, i ricercatori hanno seguito 655 pazienti con melanoma in uno stadio avanzato, trovando che il 40% dei malati trattati con Keytruda era ancora vivo tre anni dopo aver cominciato il trattamento. Prima della comparsa sul mercato di queste terapie, la forma più aggressiva di tumore alla pelle non aveva trattamento e la gran parte dei pazienti moriva meno di un anno dopo che il tumore cominciava a diffondersi in altre parti dell’organismo.
Dai risultati dello studio è emerso, inoltre, che il tasso di sopravvivenza sarebbe indipendente dal fatto di aver trattato i pazienti, in precedenza, con l’immunoterapico più vecchio, Yervoy di Bristol Myers Squibb. E in uno studio separato, che metteva a confronto proprio Yervoy con Keytruda, è emerso che il 55% dei pazienti in terapia con il farmaco della MSD erano ancora vivi dopo due anni, contro il 43% dei malati trattati con Yervoy. “Questi sono risultati che prima erano considerati irraggiungibili, ma che potrebbero diventare la normalità”, ha dichiarato Roger Dansey, che si occupa delle ultime fasi dello sviluppo dei farmaci oncologici in MSD.
E quelli di Opdivo
Dall’altro lato Opdivo, in un paio di studi sul tumore del polmone, è riuscito a far sopravvivere per almeno due anni dall’inizio del trattamento più pazienti rispetto ai malati trattati con la chemioterapia. Il primo studio avrebbe coinvolto 272 pazienti con tumore del polmone a piccole cellule che non avevano risposto alla chemioterapia iniziale. Il 23% di questi era ancora vivo due anni dopo l’inizio della terapia, contro l’8% di quelli trattati con le cure standard. “Stiamo cominciando a vedere i frutti dell’immunoncologia, che promette al maggior numero di pazienti possibile di vivere più a lungo”, ha dichiarato Nick Botwood, responsabile dello sviluppo per il cancro a polmone, testa e collo di BMS.
In un secondo trial clinico su 582 pazienti con un tumore a piccole cellule non squamoso, il 29% dei malati trattati con Opdivo e chemioterapia era ancora vivi dopo due anni, contro il 16% dei pazienti ai quali era stato somministrato solo docetaxel. Inoltre, l’incidenza di effetti avversi seri nei due studi era più bassa per la terapia con Opdivo piuttosto che per quella con docetaxel. “Né abbiamo avuto un aumento degli effetti collaterali registrati nel follow-up”, ha dichiarato Botwood.
Opdivo e Keytruda, entrambi somministrati per via iniettabile, rappresentano lo standard of care in seconda linea, dopo la chemioterapia, nel trattamento del tumore del polmone a piccole cellule e stanno diventando la terapia di prima scelta contro il melanoma metastatico. Inoltre, sono in sperimentazione contro molte altre forme di cancro e anche in combinazione con altri farmaci, inclusi altri immunoterapici e altri antitumorali.
Fonte: Reuters Health